giovedì 16 febbraio 2017

Francesco Petrarca

FRANCESCO PETRARCA
(1304-1374)

- BIOGRAFIA (pg 282-3 "Oltrepag" arancione)

- 1304 nasce a Arezzo;
-  vive in varie città italiane e francesi (Avignone);

- 1327, nella chiesa di Santa Chiara (Avignone, Francia), incontra la bellissima LAURA e se ne innamora; 

Chi era Laura?
a) Forse si tratta della nobildonna francese Laura Denoves, moglie del marchese De Sade.

b) Altri pensano che non sia mai esistita una vera e propria Laura, ma che, con questo nome, Petrarca indichi in generale le belle donne; in questo caso il nome derivererebbe da "laurus", cioè "alloro", la pianta sacra al dio della  poesia Apollo.

- 1348 Laura muore di peste;

- dopo la morte di Laura, Petrarca si chiude in se stesso e chiede perdono a Dio, per aver amato così tanto una creatura mortale;

- DISSIDIO INTERIORE
- La parola "dissidio" significa "contrasto di opinione, incertezza tra vari pensieri e opinioni".
- Con l'espressione "dissidio petrarchesco" o "dissidio interiore", si intende il contrasto che Petrarca prova, quando si sente spinto da DUE DIVERSI DESIDERI:
a) è attratto dalla bellezza fisica delle donne e dalle gioie terrene, rappresentate da Laura;
b) è desideroso di trovare la pace religiosa e avvicinarsi a Dio; 





OPERE

1) Il "Canzoniere"

- raccolta che comprende 366 componimenti poetici;

- sono divisi tra rime in vita e rime in morte di Madonna Laura;
- Laura non è descritta come la donna-angelo dei poeti del Dolce Stil Novo: Laura invecchia nel corso del tempo e non è uno strumento per avvicinarsi a Dio. 

- La storia del Canzoniere è il percorso di una progressiva conversione dell'anima: si passa, infatti, dal giovanil errore, cioè l'amore terreno per Laura, al momento in cui Petrarca affida la sua anima alla protezione di Maria,  perché trovi finalmente pietà e riposo.


SONETTO di pag. 287
(due quartine + due terzine)

Solo et pensoso

Solo et pensoso i più deserti campi
vo mesurando a passi tardi et lenti,
et gli occhi porto per fuggire intenti
ove vestigio human la rena stampi.

Altro schermo non trovo che mi scampi
dal manifesto accorger de le genti,
perché negli atti d’alegrezza spenti
di fuor si legge com’io dentro avampi:

sì ch’io mi credo omai che monti et piagge
et fiumi et selve sappian di che tempre
sia la mia vita, ch’è celata altrui.

Ma pur sì aspre vie né sì selvagge
cercar non so, ch’Amor non venga sempre
ragionando con meco, et io co llui.

 
PARAFRASI
Solo e pensieroso mi aggiro e misuro a passi
le più deserte pianure a passi affaticati e lenti,
e tengo lo sguardo vigile per fuggire qualsiasi luogo
dove ci siano tracce di umanità.


Non trovo altra difesa in grado di proteggermi
dalla folla delle genti, alla quale risulta manifesta
la mia condizione, perché, venuto meno ogni impeto di allegria,
fuori si palesa il mio fuoco interiore:


al punto che io ormai credo che monti, pianure,
fiumi e boschi sappiano che genere di vita
io conduca, e che resta sconosciuta agli altri uomini.


Pur tuttavia non sono capace di trovare percorsi
così impervi e inaccessibili, che Amore non venga sempre
a discorrere con me, e io con lui.



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