- Il significato letterale corrisponde a ciò che Dante racconta nella sua opera: la Divina Commedia descrive il viaggio di Dante, unico uomo vivente ammesso ad attraversare da vivo i tre regni ultraterreni, per volere di Dio.
– Tutto il racconto del viaggio di Dante contiene un significato nascosto molto più profondo di quello letterale. Il poeta racconta di essersi perduto in un bosco oscuro e di non trovare più la strada di casa, quando poi trova l'ingresso per l'Inferno. In realtà intende dire di trovarsi in un momento di perdita della fede, non solo suo, ma da parte di tutti gli uomini del suo tempo, e di avere bisogno di un viaggio di purificazione, aiutato dalla ragione, in cui la fede lo venga a salvare.
- Lo scopo di Dante è quello di offrire un insegnamento al lettore che, attraverso la Divina Commedia, imparerà a conoscere se stesso, a riconoscere i propri peccati e la sorte della propria anima se insisterà nel commettere peccato.
Dante prova a salire sul colle, ma il percorso gli viene impedito da tre beste feroci, una LONZA, un LEONE e una LUPA.
Le tre belve rappresentano gli ostacoli che possono impedire ad un fedele di intraprendere la retta via.
Sconvolto, sta per rientrare nella selva, quando incontra un'anima, l'anima del poeta latino Virgilio, che lo consola e si offre di fargli da guida.
INFERNO, canto V PAOLO e FRANCESCA (vd pg 267-9)
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PALUDE STIGIA, IRACONDI, ERETICI;
- Attraversando l'Inferno, Dante e Virgilio raggiungono la
PALUDE STIGIA. (per un breve video
clicca qui).
- Si tratta di una palude creata dalle acque del fiume infernale Stige, che circonda la città di Dite.
- In questa palude di fango nero, puzzolente e ribollente, si trovano "genti fangose, ignude tute"
- Sono le anime degli
IRACONDI, che si colpiscono a vicenda con pugni, schiaffi e morsi, esattamente come hanno fatto in vita (contrappasso per analogia).
Canto VII (vv. 105-114)
L’acqua era buia assai più che persa;
e noi, in compagnia de l’onde bige,
intrammo giù per una via diversa. 105
In la palude va c’ ha nome Stige
questo tristo ruscel, quand’è disceso
al piè de le maligne piagge grige. 108
E io, che di mirare stava inteso,
vidi genti fangose in quel pantano,
ignude tutte, con sembiante offeso. 111
Queste si percotean non pur con mano,
ma con la testa e col petto e coi piedi,
troncandosi co’ denti a brano a brano. 114
👿La Città di Dite e gli eretici💥
- Una volta oltrepassata la palude, a bordo di un'imbarcazione guidata dal demone Flegiàs, Dante e Virgilio si trovano davanti alle mura di una città infernale,
la città di DITE popolata dal
grande stuolo dei demoni (
canto VIII, vv 66 sgg; p
er vedere un breve video di circa 4 minuti, clicca qui.)
- Dante alza lo sguardo e vede le torri della città simili a quelle delle moschee, rosse come se fossero roventi. Virgilio spiega che il fuoco eterno che è dentro la città brucia le mura rendendole di colore rossastro.
- La barca si avvicina ai profondi fossati che cingono Dite, le cui mura sembrano di ferro: la barca fa un ampio giro prima di approdare all'argine, dove Flegiàs invita, con fare imperioso, i due poeti a scendere, perché lì c'è l'accesso alla città.
Canto VIII (vv. 67-78)
Lo buon maestro disse: "Omai, figliuolo,
s’appressa la città c’ ha nome Dite,
coi gravi cittadin, col grande stuolo". 69
E io: "Maestro, già le sue meschite
là entro certe ne la valle cerno,
vermiglie come se di foco uscite 72
fossero". Ed ei mi disse: "Il foco etterno
ch’entro l’affoca le dimostra rosse,
come tu vedi in questo basso inferno". 75
Noi pur giugnemmo dentro a l’alte fosse
che vallan quella terra sconsolata:
le mura mi parean che ferro fosse. 78
Nel canto X, all'interno delle mura della città, Dante e Virgilio trovano le anime dannate degli eretici, che giacciono all'interno di tombe infuocate.
Tra gli eretici, vengono nominati gli epicurei "che l'anima col corpo morta fanno", cioè che non credono nell'immortalità dell'anima e sono quindi condannati a rimanere per l'eternità in una tomba.
Canto IX (vv 108-129)
Dentro li ’ntrammo sanz’alcuna guerra;
e io, ch’avea di riguardar disio
la condizion che tal fortezza serra, 108
com’io fui dentro, l’occhio intorno invio:
e veggio ad ogne man grande campagna,
piena di duolo e di tormento rio. 111
Sì come ad Arli, ove Rodano stagna,
sì com’a Pola, presso del Carnaro
ch’Italia chiude e suoi termini bagna, 114
fanno i sepulcri tutt’il loco varo,
così facevan quivi d’ogne parte,
salvo che ’l modo v’era più amaro; 117
ché tra li avelli fiamme erano sparte,
per le quali eran sì del tutto accesi,
che ferro più non chiede verun’arte. 120
Tutti li lor coperchi eran sospesi,
e fuor n’uscivan sì duri lamenti,
che ben parean di miseri e d’offesi. 123
E io: "Maestro, quai son quelle genti
che, seppellite dentro da quell’arche,
si fan sentir coi sospiri dolenti?". 126
E quelli a me: "Qui son li eresïarche
con lor seguaci, d’ogne setta, e molto
più che non credi son le tombe carche. 129
INFERNO, canto XXVI
ULISSE (vd pg 271-3).
Clicca
QUI per un breve video: Dante e Virgilio incontrano Ulisse e Diomede.
Ulisse viene punito perché è stato un fraudolento, cioè ha ingannato chi gli stava vicino.
La sua prima colpa è stata quella di aver ingannato i Troiani con il
cavallo di Troia.
L'altra colpa, ancora più grave, è di aver voluto
oltrepassare le Colonne d'Ercole (oggi Stretto di Gibilterra) per poter conoscere i confini del mondo. Nel folle viaggio, terminato in un tremendo gorgo che ha ingoiato la nave e l'equipaggio, ha trascinato nel peccato anche i suoi compagni di viaggio.
PURGATORIO
Vedi la struttura del Purgatorio a pg 261 di Oltrepagina arancione.
ANTIPURGATORIO
- L'Antipurgatorio è una spiaggia dove le anime dei negligenti aspettano prima di poter accedere al vero e proprio Purgatorio.
I NEGLIGENTI sono coloro che in vita hanno aspettato fino all'ultimo minuto prima di pentirsi e, allo stesso modo, adesso devono aspettare prima di iniziare il loro percorso di redenzione e purificazione.
Canto VI (pg 275-276)
SORDELLO e INVETTIVA all'ITALIA
1) SORDELLO
- Nell'Antipurgatorio, Dante e Virgilio incontrano l'anima di SORDELLO da Goito, un poeta della metà del '200, vissuto nei dintorni di Mantova.
- Virgilio chiede a Sordello quale strada prendere per salire al Purgatorio, ma non appena l'anima capisce che anche lui è di Mantova (Virgilio è nato a Mantova nel 70 a.C.) gli va incontro e lo abbraccia.
2) INVETTIVA contro l'ITALIA
- Dante, vedendo le due anime che, pur senza essersi mai conosciute, si abbracciano come fratelli, riflette su come sia cambiata l'Italia dei suoi tempi, che è ormai una terra di guerre e litigi tra gli stessi abitanti.
- Nel XIV secolo l'Italia è infatti divisa tra tantissimi poteri diversi, gli STATI REGIONALI:
il
nord è frazionato tra diversi comuni, signorie, principati, repubbliche, ducati...
al centro c'è lo Stato della Chiesa;
al sud c'è il Regno delle Due Sicilie.
- A quel tempo, la parola "Italia" è usata per indicare una penisola, una regione geografica, ma non uno stato unito e indipendente come è oggi.
Dante si esprime con un'invettiva contro l'Italia, cioè un discorso polemico, violento, che denuncia e accusa.
L'Italia del '300 è una "serva", "di dolore ostello" che ospita solo dolore non è più la padrona del mondo, come al tempo dell'Impero romano, quando dominava tutte le terre intorno al Mediterraneo.
Adesso l'Italia è come "nave sanza nocchiere in gran tempesta" (una nave senza un comandante, avvolta tra le onde di una tremenda tempesta).
Non è più una "donna di province" (dal latino "domina" = padrona; padrona di grandi terre) ma è un "bordello" (luogo di prostituzione e corruzione).
PARADISO TERRESTRE
P. Bruegel, Adamo ed Eva nell'Eden
Sulla cima del Monte del Purgatorio, si trova il
PARADISO TERRESTE.
È il meraviglioso giardino descritto nell'Antico Testamento dove Adamo ed Eva soggiornarono prima della loro cacciata in seguito al peccato
originale.
E' il luogo dove le anime penitenti giungono al termine del loro percorso di espiazione, per prepararsi a salire alle stelle dopo alcuni riti di purificazione.
E' una foresta spessa e viva, in cui soffia una brezza leggera e regolare prodotta non da fenomeni atmosferici, ma dal ruotare delle sfere celesti.
Tra le fronde
degli alberi cinguettano gli uccelli e il fogliame è talmente
fitto da non lasciare quasi filtrare la luce del sole.
Inoltratosi nel
bosco, Dante si ritrova il passo sbarrato da due fiumi,
- il LETE, che ha il potere di cancellare il ricordo dei
peccati commessi
- l'EUNOE', che ha il potere di rafforzare il ricordo del bene compiuto.
- In questo luogo Dante saluta Virgilio, che non può più proseguire il suo cammino, e incontra BEATRICE.
- Il Paradiso Terrestre rappresenta, secondo il significato ALLEGORICO, la felicità terrestre che si può raggiungere mettendo in pratica le virtù.
- Solo nel Paradiso Celeste le anime raggiungono uno stato di gioia assoluta che è data dalla garzia a dalla contemplazione di Dio.
PARADISO CELESTE
Vedi la struttura del Paradiso a pg 263 di Oltrepagina arancione.
PARADISO
- All'ingresso nel vero a proprio Paradiso, a Beatrice si affianca un'altra guida, cioè San Bernardo.
Per accedere a Dio infatti, non ci si può affidare solo alla ragione (Virgilio), ma occorrono anche
la fede (Beatrice)
e la grazia divina (San Bernardo).
GEOGRAFIA dell'UNIVERSO medievale
- Dante, per descrivere il Paradiso, è un'importante fonte storica per comprendere quale idea avevano gli uomini, nel Medioevo, sull'UNIVERSO, secondo la teoria TOLEMAICA o GEOCENTRICA.
- Clicca QUI per un video chiaro e interessante.
- Clicca QUI per un secondo video di maggiore dettaglio.
- Dante immagina che la Terra si trovi al centro dell'Universo.
- Intorno alla Terra ci sono 9 cieli concentrici che ruotano su se stessi.
- - cielo della LUNA
- - cielo di MERCURIO
- - cielo di VENERE
- - cielo del SOLE
- - cielo di MARTE
- - cielo di GIOVE
- - cielo di SATURNO
- - cielo delle STELLE FISSE
- - primo cielo MOBILE
- All'esterno dei 9 cieli si trova l'Empireo, dove hanno sede Dio, gli angeli e le anime dei beati che sono posti in cerchio, in forma di una rosa, a contemplare Dio.
CONCLUSIONE della Divina Commedia
- Clicca QUI per un breve video riassuntivo.
San Bernardo prega la Vergine Maria affinché interceda per Dante, in modo che il poeta possa volgere lo sguardo verso Dio, senza esserne abbagliato.
Maria volge il suo sguardo alla luce di Dio, nella quale solo lei può addentrarsi con tanta chiarezza. Dante si avvicina al compimento di tutti i suoi desideri e consuma in sé tutto il proprio ardore, mentre Bernardo con un cenno e un sorriso lo esorta a guardare in alto.
La vista di Dante, diventando via via più chiara, si inoltra nella luce divina e da quel momento in poi la visione del poeta è tale che il linguaggio è insufficiente a esprimerla, così come anche la memoria non è in grado di ricordarla pienamente.
Dante è simile a colui che sogna e, al risveglio, non ricorda nulla pur conservando nell'animo una forte impressione, in quanto egli ha dimenticato quasi tutta la sua visione e conserva in cuore la dolcezza infinita che gli provocò.
Dante riconosce la propria incapacità a comprendere il mistero della Santissima Trinità, cioè dell'Incarnazione dell'umano nel divino, fino a quando la sua mente viene colpita da un alto fulgore che, in una sorta di rapimento mistico, appaga il suo desiderio.
Alla sua immaginazione ora mancano le forze, tuttavia l'amore divino ha ormai placato la sua volontà di conoscere, muovendola come una ruota che si muove in modo regolare e uniforme.
Ecco gli ultimi versi:
A l’alta fantasia qui mancò possa;
ma già volgeva il mio disio e ‘l velle,
sì come rota ch’igualmente è mossa,
l’amor che move il sole e l’altre stelle.
Parafrasi - Alla mia alta immaginazione qui mancarono le forze; ma ormai l'amore divino, che muove il Sole e le altre stelle, volgeva il mio desiderio e la mia volontà, come una ruota che è mossa in modo uniforme e regolare: Dio aveva appagato ogni mio intimo desiderio.
THE END
che si ottiene quando una sequenza di due o più parole sono identiche nella parte finale (dall'accento tonico in poi).
In poesia si possono avere varie tipologie di rima. Guardiamo gli SCHEMI più diffusi.